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Non ho mai voluto essere una “a partita iva”

Non ho mai voluto essere una “a partita iva”, vengo da una famiglia che ha subito questo status e che è stata dilaniata dai problemi economici dovuti all’avere una propria attività.

Ho respinto questa opzione con ogni mia fibra, perché l’idea di non sapere se sarei arrivata a fine mese o di dovermi privare di qualcosa, mi mandava il cervello in pappa.

Per tante donne come me ce ne sono altrettante che invece hanno sempre avuto chiaro questo punto ed era un loro obiettivo primario da raggiungere.

Quell’obiettivo potrebbe essere nato nel periodo scolastico, come senso di rivalsa per qualche compagna di classe “perfettina”, o magari è accaduto durante l’università, mentre sfogliavi enormi tomi per preparare quell’esame impossibile e perché no semplicemente quel giorno potrebbe essere stato quando il capo in ufficio ti ha rimproverata ingiustamente, o ti ha costretto a lavorare il sabato e la domenica fuori orario, ovviamente non pagata.

Non importa se questa vocazione l’hai sempre avuta o se, come è successo a me, è arrivata dopo una certa età e molteplici esperienze, di fatto un giorno quello che era una bozza accantonata in una parte della tua mente ha iniziato a diventare un disegno più nitido diventando non più solo un desiderio ma una necessità per la tua realizzazione come donna e come professionista.

Perché diciamocelo senza tanti timori: lavorare da libera professionista non è rose, fiori, viaggi e villa con piscina per tutte. Alcune potranno farti vedere realtà speciali, ma quella non è la normalità.

Fa parte di questa consapevolezza anche essere oneste con se stesse e dirsi:

Ci sarà da faticare nel weekend o fare tardi la notte, ma almeno lo farò per me stessa.
Dovrò trovare i clienti, ma quando capiranno il mio valore non ce ne sarà per nessuno.
Ci sarà anche la burocrazia da superare, ma imparerò.

Ti sei immaginata una vita da partita iva che fosse scoppiettante come una caramella frizzante degli anni ‘80, piena di coloranti e roba chimica ma che ti faceva solleticare il palato in quel mix di gioia e fastidio unico, ed è esattamente così che è la realtà.

Come libera professionista senti il cervello in movimento ogni giorno, capace di sfornare mille idee ed intuizioni; ogni volta che studi, applichi, testi, smonti e ricostruisci senti di avere in mano il controllo della situazione e di stare facendo davvero qualcosa che possa fare la differenza nella tua vita ed in quella degli altri. Un qualcosa che non è solo risolvere un problema o rispondere ad una necessità con le tue competenze, ma è di più ed è esattamente quello per cui hai intrapreso la strada da partita iva.

Ti senti come sulle montagne russe, come poter mangiare il tuo dolce preferito senza mal di pancia o chili in più; e come tutte le cose che ci creano dipendenza dopo il momento di up inevitabile arriva quello di down perché per essere una libera professionista non è sufficiente saper fare il nostro lavoro al meglio e neanche avere un flusso costante di clienti.

Decidere d’essere una a partita iva necessita d’investire in modo responsabile e mirato per colmare o potenziare non solo il nostro sapere ma anche il nostro approccio al lavoro, il rapporto con il denaro, saper rispondere a tono ad un cliente che non rispetta i patti o che è troppo invadente, comunicare online, costruire servizi che siano rispettosi di te ed imparare a capire e decidere cosa delegare.

Ma non ho scritto questo articolo solo per farmi pubblicità, ciò che tenevo a dirti è di non farti fregare dalla paura di farcela, la vita da libera professionista è impegnativa e succede che quello che ci frena non è tanto la paura di fallire ma di farcela: proprio come è successo a me in passato.

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